Iaidō

IAIDO

Lo iaidō è l’arte marziale che studia i principi della spada giapponese.

Non è semplice stabilirne con certezza le origini. L’idea di una disciplina mirata a perfezionare la tecnica della spada realizzando il taglio nell’atto stesso di sfoderare è presente in numerose scuole antiche e può essere fatta risalire fino all’XI secolo. Tuttavia la sua incarnazione moderna, dapprima come studio delle tecniche della katana come strumento di difesa e poi, sempre più, come mezzo per perfezionare se stessi e formare lo spirito alla consapevolezza e al controllo di sé, risale alla metà del 1600. Con la fine del periodo feudale e la cessazione del combattimento in armatura, lo iaidō conobbe un significativo sviluppo fino al XVIII secolo.

Molte scuole fanno risalire la propria origine ad Hayashizaki Jinsuke Shigenobu (ca. 1546-1621), che studiò e trasmise una disciplina, da lui nominata “Battōjutsu”, in cui si raccoglievano diverse tecniche semplici per l’impiego efficace della katana in combattimento. I numerosi allievi di Shigenobu e i loro seguaci svilupparono poi stili diversi, molti dei quali sono praticati ancora oggi.

La parola iaidō (居合道) fu introdotta dal celebre studioso di spada Nakayama Hakudo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, ed è comunemente impiegata a partire dal 1930. Interpretando gli ideogrammi che la compongono, essa può essere tradotta come “conoscenza dell’essere” o anche “via della presenza mentale”.

Nello iaidō non c’è confronto diretto contro un avversario reale, per cui la disciplina è fortemente orientata all’introspezione e allo studio di sé attraverso il perfezionamento del gesto, l’uso corretto del corpo e la maturazione del corretto atteggiamento spirituale con cui disporsi alla pratica. Perciò lo iaidō è spesso visto come una forma di “Zen in movimento”, dato anche il forte legame  con il Buddhismo Zen proveniente dal passato. 

Il principio cardine dello iaidō è sintetizzato nell’espressione “Saya no uchi de kachi”, conseguire la vittoria senza estrarre la spada, enfatizzando appunto una presenza spirituale così forte da rendere superfluo qualsiasi confronto diretto, inducendo l’avversario a desistere dall’idea stessa del combattimento.

Nel secondo dopoguerra, dopo la fine della proibizione delle arti marziali in Giappone, una commissione di esperti della Zen Nihon Kendo Renmei (Federazione Giapponese di Kendo) rielaborò le tecniche di base delle principali scuole antiche, codificando nel 1969 lo iaidō federale (ZNKR iai). Esso esprime una sintesi moderna dello iaidō e propone un percorso comune per permetterne una più omogenea diffusione e un più semplice accesso da parte delle nuove generazioni.

Come una delle incarnazioni del budō giapponese, lo iaidō è da interpretare principalmente come una via (道: dō=via, percorso, cammino) per il perfezionamento di sé , con lo scopo di formare individui meravigliosi che contribuiscano alla costruzione di una società pacifica.

Sul piano strettamente fisico, la pratica esige innanzi tutto una postura corretta, oggetto di studio continuo fin dalle prime fasi dell’apprendimento, e un rafforzamento armonioso del corpo.

Inoltre, la concentrazione e l’attenzione necessari a rifinire i movimenti di estrarre e rinfoderare senza esitazione una spada affilata mentre si affronta un avversario immaginario hanno un effetto benefico sulla mente: la ripetizione consapevole degli esercizi fondamentali (comune anche a molte discipline giapponesi non propriamente “marziali”, tra cui la calligrafia e la cerimonia del tè) ha un effetto ben documentato sulla capacità di percepire lucidamente la realtà circostante e di veicolare la propria interiorità attraverso il gesto.

Ai praticanti è richiesta la ricerca attiva e instancabile di efficacia e compiutezza estetica, oltre che nelle tecniche, anche nel vestire gli abiti tradizionali e nel tenere un atteggiamento composto, corretto e rispettoso (verso il luogo di pratica, i compagni, l’insegnante, la spada). Con il tempo si impara così a guardare con dignitoso spirito di gratitudine a tutto ciò che appartiene al mondo che ci circonda, e ad affrontare la quotidianità con disponibile spirito di servizio nell’interesse del bene comune.

Questo contribuisce a fare dello iaidō un tesoro per la vita, ben al di là dell’acquisizione di una collezione di tecniche che sarebbe di utilità pratica comprensibilmente dubbia nel mondo di oggi.

La maggior parte delle sessioni di pratica si svolge con spade “reali”, riproduzioni appositamente concepite per imitare il peso e il bilanciamento di una katana autentica. Lo iaidōka esegue una serie di sequenze di azioni prestabilite (kata), sulla base di scenari codificati in cui affronta e sconfigge uno o più avversari immaginari.

Ogni kata di iaidō contiene quattro elementi: l’estrazione della katana con taglio iniziale (nuki tsuke), il taglio decisivo (kiri tsuke), l’atto di pulire la lama scrollando via il sangue (chiburi), e il rinfoderamento (noto).

Gli studenti vengono inizialmente istruiti nella pratica dei fondamentali dell’uso della katana e nei dodici kata dello iaidō della ZNKR.

Dopo aver acquisito sufficiente esperienza, vengono quindi introdotti alla pratica dei kata di una scuola antica (koryu).

Gli esami di grado sono parte integrante del percorso di formazione e crescita: indipendentemente dall’esito, rappresentano un’occasione periodica per sottoporsi a un giudizio esterno da parte di una commissione di insegnanti di alto grado, verificare i propri progressi, misurare la propria emotività e acquisire indicazioni per lo sviluppo della propria pratica.

In modo analogo le competizioni, consistenti nel sottoporsi con un avversario ad un giudizio comparativo (hantei) sulla qualità della propria esecuzione, offrono un'ulteriore opportunità di studio, autovalutazione e crescita tecnica e personale.

Il dojo (letteralmente “luogo della via”, “luogo in cui si studia la via”) è il luogo in cui si vive la pratica. E’ l’ambiente naturale in cui ci si riunisce con l’insegnante con spirito di ricerca e di studio. E’ luogo di silenzio e riflessione, di risveglio e coltivazione della disciplina, ma anche di impegno, fatica e confronto reciproco, costruttivo e rispettoso. Che sia una semplice stanza vuota, una palestra o una sala attrezzata, esso è il luogo della crescita. Ogni luogo in cui si pratica con questo spirito diventa un dojo.

Il dojo Kongokai è affiliato alla Confederazione Italiana Kendo (CIK), che cura e promuove l’insegnamento e la diffusione dello iaidō in Italia. Oltre alle lezioni nel dojo, gli allievi sono esortati a partecipare regolarmente ai seminari promossi dalla CIK nel corso dell’anno, alcuni dei quali in presenza di insegnanti di alto grado inviati dalla ZNKR in Italia.

Il gruppo di iaidō del dojo Kongokai segue la linea di insegnamento del maestro Miyazaki Kentaro, hanshi VIII dan della ZNKR. Dal 2020, ha assunto la denominazione di Gruppo Yudokai Roma (Yudō = "Giocando sulla via") allineandosi ai diversi gruppi italiani che seguono il maestro Miyazaki.

Il corso di iaidō si tiene presso la Palestra Sport Village, in Via Emilio Zago 1, Roma (zona Vigne Nuove - Porta di Roma).

Orario delle lezioni:
- martedì e venerdì, dalle 20.15 alle 21.45: lezioni per principianti e avanzati 
- sabato, dalle 11.00 alle 12.30: lezioni per avanzati
Le lezioni si tengono senza soluzione di continuità da settembre a luglio.
E' possibile iniziare la pratica in qualsiasi momento della stagione.

Per informazioni:
Luca Lamagna, lamagnal[at]gmail.com
Prima di iniziare la pratica è necessario un colloquio informativo con l'insegnante.
Per ragioni di sicurezza, non è possibile partecipare a "lezioni di prova".
E' comunque possibile assistere ad una lezione (previo appuntamento) per avere un'idea più precisa del tipo di pratica e di impegno richiesti.
In ottemperanza alla normativa vigente, l'accesso al corso è consentito solo se in possesso di regolare certificato medico per attività sportiva non agonistica.


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